Orto Botanico Locatelli

La Natura maestra di vita
Osservare, conoscere, fotografare

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Fotografie e poesia

Fotografare è una passione per una ricerca personale di come vedere la realtà visiva e cogliere attimi fuggenti, emozionanti o di particolare rilevanza.

La poesia è l'arte con cui un messaggio o una sensazione viene trasmessa non dal significato semantico delle parole ma piuttosto dal suono, dal ritmo e dai sentimenti che vengono impresse alle frasi; la poesia è una forma letteraria che riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo con forte impatto emotivo.

Possiamo quindi cercare di descrivere le diverse categorie scelte, nelle quali sono riunite le fotografie del presente sito attraverso versi poetici, che forse meglio di ogni altra descrizione introducono lo spirito con il quale sono state scattate le singole fotografie.

PAESAGGI

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Mattina
Ha una corona di freschi pensieri,
Splende nell'acqua fiorita.
Meriggio
Le montagne si sono ridotte a deboli fiumi e
l’invadente deserto formicola d’impazienze e
anche il sonno turba e anche le statue si turbano.
Sera
Mentre infiammandosi s’avvede ch’è nuda, il
florido carnato nel mare fattosi verde bottiglia,
non è più madreperla.
Quel moto di vergogna delle cose svela per un momento,
dando ragione dell’umana malinconia,
il consumarsi senza fine di tutto.
Notte
Tutto si è esteso, si è attenuato, si è confuso. Fischi di treni partiti.
Ecco appare, non essendoci più testimoni,
anche il mio vero viso, stanco e deluso.
(“Paesaggio” – Giuseppe Ungaretti -1920)

MACRO

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Visibile, invisibile
il carrettiere all’orizzonte
nelle braccia della strada chiama
risponde alla voce delle isole.
Anch’io non vado alla deriva,
intorno rulla il mondo, leggo
la mia storia come guardia di notte
le ore delle piogge. Il segreto ha margini
felici, stratagemmi, attrazioni difficili. La mia vita, abitanti crudeli e sorridenti
delle mie vie, dei miei paesaggi,
è senza maniglie alle porte.
Non mi preparo alla morte,
so il principio delle cose,
la fine è una superficie dove viaggia
l’invasore della mia ombra.
Io non conosco le ombre.
( Visibile, invisibile – Salvatore Quasimodo – 1958 )

FOGLIE

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Lungi dal proprio ramo,
povera foglia frale,
dove vai tu? — Dal faggio
lá dov’io nacqui, mi divise il vento.
Esso, tornando, a volo
dal bosco alla campagna,
dalla valle mi porta alla montagna.
Seco perpetuamente
vo pellegrina, e tutto l’altro ignoro.
Vo dove ogni altra cosa,
dove naturalmente
va la foglia di rosa,
e la foglia d’alloro
(“Imitazione” – Giacomo Leopardi - 1835)

FIORI

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“Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle.”
(“La canzone di Marinella” - Fabrizio De André)

FRUTTI E SEMI

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Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
(“Limoni” – Eugenio Montale - 1922)

FUNGHI

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Porcino grasso fratino, protettore dei risotti. Boledro aranciato, ovetto con l'ombrello. Cappelline che vivete in branchi e chiacchierate all'ombra dei fili d'erba. Candido prataiolo dalla sottoveste di seta viola. Mazza di tamburo, cazzaccio tutto bugni. Chiodini piantati a uno a uno dal martello degli gnomi. Galletto stortignaccolo e delizioso, vescia scoreggiona, fungacci sguinci attaccati agli alberi come malattie, e magari siete anche buoni. Amanita bella e traditrice come una vampira. Satanasso verdastro e bavoso, che annodi gli intestini e fai sudare bile. (Saltatempo - Stefano Benni - 2001)

ECOSISTEMI

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Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
( L’infinito – Giacomo Leopardi - 1819)

LEGNO

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Tardi, con le stelle
aperte nel freddo
aprii la porta.
Il mare galoppava
nella notte.

Come una mano
dalla casa oscura
uscì l'aroma intenso
della legna custodita.

L'aroma era visibile
come se l'albero
fosse vivo.
Come se ancora palpitasse.
Visibile come una veste.

Visibile
come un ramo sferzato.
Girai dentro la casa
circondato
da quella balsamica oscurità.

Fuori
le punte
del cielo scintillavano
come pietre magnetiche,
e l'odore della legna
mi toccava il cuore
con dita,
come di gelsomino,
come di alcuni ricordi.
Non era l'odore acuto
dei pini,
no,
non era
la scalfitura nella pelle
dell'eucalipto,
non erano
neppure
profumi verdi
della vigna, ma
qualcosa di più segreto,
perché quella fragranza
una sola,
una sola
volta esisteva,
e lì, di tutto ciò che vidi nel mondo,
nella mia stessa
casa, di notte, presso il mare d'inverno,
lì stava attendendomi
l'odore
della rosa più profonda,
il cuore reciso della terra
qualcosa
che m'invase come un'onda
staccata
dàl tempo
e si perse in me stesso
quando aprii la porta
della notte.
(“Ode all'odore della legna” - Pablo Neruda - 1952)

MM – Orto Botanico Locatelli - marzo 2023